THE CAPACITOR OF TONES: THE SMALLEST PART OF YOUR GUITAR!

Someone will surely be able to feel the difference, others not! As someone has played all his life with the guitar out of tune or never having sung the eighth setting the bridge! All this to say that the guitars are like cars: not the right setting will not play at their best. Moreover, even the fingers and ears should be trained !!!! LOL!

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Qualcuno sarà sicuramente in grado di sentire delle differenze, qualcun’ altro no! Come qualcuno ha suonato tutta la vita con la chitarra scordata o senza aver mai intonato le ottave settando il ponte! Tutto ciò per dire che le chitarre sono come le automobili: senza il settaggio giusto non suoneranno al meglio. Inoltre anche dita e orecchio andrebbero allenate!!!! LOL!

For these reasons I would like to bring to your attention the importance of the capacitor of tones: the smallest part of your guitar! In the breaking of the guitar potentiometers houses a small capacitor That is the smallest part of our instrument. To evaluate a guitar with care is undoubtedly essential to stop and carefully analyze woods, pickups and hardware, but even this small part is important far from irrelevant. The condenser has the function of interacting with the potentiometer of the tones to create a filter that passes low frequencies by cutting the high tones as the knob is closed. The capacitance value of the capacitor measured in microfarads (or millionths of a Farad, or uF), determines the threshold above which the frequencies are cut off. The rule of thumb is that the capacitors with higher capacity have a lower threshold and that will tend to cut a greater number of high frequencies creating a darker sound when the potentiometer is closed; on the contrary the capacitors with a value of a capacity cut only higher frequencies and allow to obtain a more brilliant sound even with dial tone almost closed. The capacitors used in the circuits of the guitars tone usually have values ​​ranging between 0.02 and 0.05 uF: such as Gibson (Les Paul, 335 and derivatives) mountain of 0,022 and Fender capacitors are equipped with capacitors of 0,047 uF. This is because usually the Fender guitars have sharper treble than Gibson, and therefore when it acts on the tone knob require a cut of more drastic frequencies.

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SPRAGUE BLACK BEAUTY ON GIBSON R7

Proprio per questi motivi vorrei sottoporre alla vostra attenzione l’importanza del condensatore dei toni: la parte più piccola della vostra chitarra! Nello scasso dei potenziometri della chitarra alloggia un piccolo condensatore: è la parte più piccola del nostro strumento. Per valutare una chitarra con cura è senza dubbio fondamentale soffermarsi ad analizzare con attenzione legni, pickup e hardware, tuttavia anche questo piccolo componente è di importanza tutt’altro che irrilevante. Il condensatore ha la funzione di interagire con il potenziometro dei toni per creare un filtro che lascia passare le basse frequenze tagliando i toni alti man mano che la manopola viene chiusa. Il valore di capacità del condensatore, misurato in microfarad (ovvero milionesimi di Farad, o uF), determina la soglia al di sopra della quale le frequenze vengono tagliate. La regola pratica è che i condensatori con capacità maggiore hanno una soglia più bassa e tenderanno cioè a tagliare un maggior numero di frequenze alte creando un suono più cupo quando il potenziometro viene chiuso; al contrario i condensatori con un valore di capacità inferiore tagliano solo frequenze più alte e permettono di ottenere un suono più brillante anche con manopola dei toni quasi chiusa. I condensatori usati nei circuiti del tono delle chitarre hanno valori solitamente compresi tra gli 0,02 ed i 0,05 uF: ad esempio le Gibson (Les Paul, 335 e derivati) montano condensatori del valore di 0,022 e le Fender sono dotate di condensatori di 0,047 uF. Questo perché solitamente le chitarre Fender hanno acuti più taglienti rispetto alle Gibson e dunque quando si agisce sulla manopola dei toni necessitano di un taglio di frequenze più drastico.

The capacitors also bear a value in volts indicates that the voltage that the component is able to withstand; however, this value is negligible in the tone circuit of an electric guitar, where the voltage does not exceed 0.3 V. However, the manufacturers still adopt capacitors calibrated from 25V up, because the cost is almost identical, and some manufacturers seek the same components in the circuits of the amplifiers, where obviously the voltage is a factor of extreme importance. Generally capacitors rated to handle higher voltage have larger and have more surface area, providing a softer sound and ‘natural’ than smaller capacitors rated for lower voltages. The old Les Paul had from 0.022 uF capacitors 400 V, while in Telecaster and Stratocaster 50s we find 0,050 uF capacitor with a voltage of 630 V. However, these nominal values ​​are subject to a degree of approximation expressed as a percentage of tolerance; of course, the cheapest capacitors are subject to wider tolerances and can move away from the nominal value even to an extent of 20% in both defect that excess, while the capacitors ‘hi end’, which are usually adopted in the hi-fi components, generally fall in a 5% tolerance of the nominal value. This means that if you compare two guitars virtually identical that mount both a capacitor with a nominal value of 0.02 uF with a tolerance of + or – 20%, it could happen to find in a guitar real value of 0.024, and in the other a value of 0.016. In practice, this discrepancy of 40% becomes noticeable by ear; Therefore some differences that are sometimes perceived between guitars of the same type and the same age, usually attributed to pickup or timber, may actually depend, at least in part, precisely by the capacitor of the tones. A little secret that hides behind the magnificent sound of vintage guitars 50s is that these guitars were equipped high quality capacitors manufactured in waxed paper and metal foils or polypropylene. Of course we must not delude ourselves that by replacing the capacitor to a Korean guitar built with a multi-layer patchwork and low alloy pickup, you can get the sound of a Stratocaster ‘slab board’ of 1961 at the Rory Gallagher.

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RORY GALLAGHER

I condensatori recano anche un valore espresso in Volt che indica la tensione che il componente è in grado di sopportare; questo valore però è trascurabile nel circuito dei toni di una chitarra elettrica, dove la tensione non supera i 0,3 V. Tuttavia le case costruttrici adottano comunque condensatori tarati dai 25V in su, anche perché il costo è pressoché identico e alcuni costruttori adoperano i medesimi componenti nei circuiti degli amplificatori, dove ovviamente il voltaggio è un fattore di estrema importanza. Generalmente i condensatori tarati per sopportare un maggiore voltaggio hanno maggiori dimensioni ed hanno una più estesa superficie, garantendo una sonorità più morbida e ‘naturale’ rispetto ai più piccoli condensatori tarati per tensioni inferiori. Le vecchie Les Paul avevano condensatori da 0,022 uF da 400 V, mentre in Telecaster e Stratocaster anni ’50 troviamo condensatori da 0,050 uF con un voltaggio di 630 V. Questi valori nominali però sono soggetti ad un grado di approssimazione espresso con una percentuale di tolleranza; naturalmente i condensatori più economici sono soggetti a tolleranze più ampie e possono allontanarsi dal valore nominale anche in misura del 20% sia in difetto che in eccesso, mentre i condensatori ‘hi end’, che solitamente vengono adottati nella componentistica hi-fi, rientrano generalmente in un 5% di tolleranza rispetto al valore nominale. Ciò significa che se si paragonano due chitarre virtualmente identiche che montano entrambe un condensatore dal valore nominale di 0,02 uF con tolleranza di + o – 20%, potrebbe capitare di riscontrare in una chitarra un valore effettivo di 0,024 e nell’altra un valore di 0,016. Nella pratica questa discrepanza del 40% diviene apprezzabile ad orecchio; dunque alcune differenze che vengono talora percepite tra chitarre dello stesso modello e della stessa epoca, solitamente imputate ai pickup o ai legni, potrebbero in realtà dipendere, almeno in parte, proprio dal condensatore dei toni. Un piccolo segreto che si nasconde dietro il magnifico suono delle chitarre vintage anni ’50 è che queste chitarre montavano condensatori di alta qualità realizzati in carta cerata e lamine metalliche o in polipropilene. Naturalmente non bisogna illudersi che sostituendo il condensatore ad una chitarra coreana costruita con un patchwork di multistrato e pickup di bassa lega, si possano ottenere le sonorità di una Stratocaster ‘slab board’ del 1961 alla Rory Gallagher.

We are talking still of a capacitor and not a decisive factor, as a pickup or an amplifier. It is equally true that almost always current mountain guitars, even in the most expensive top models, of very poor quality capacitors: small lentil-shaped ceramic discs that are welded to the potentiometers tone.

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poor quality capacitors

Stiamo parlando pur sempre di un condensatore e non di un fattore determinante come un pickup o un amplificatore. È altrettanto vero però che quasi sempre le chitarre attuali montano, anche nei più costosi modelli di punta, condensatori di scarsissima qualità: i piccoli dischi ceramici a forma di lenticchia che troviamo saldati ai potenziometri dei toni. Even the great guitar signal with high quality pickup is undoubtedly penalized if it goes through shoddy components! The capacitors generally used in audio applications is the so-called film/foil, comprised of two sheets of a conductive metal which act as electrodes, separated by an insulating material. The most appreciated by audiophiles are capacitors with metal plates (mainly aluminum, tin, copper or silver) isolated from paper and oil, although the polypropylene capacitors and tin foil (tin foil and polypropylene caps) are a great alternative because they are readily available and cheaper, are more reliable and have better stability at different temperatures, a greater adherence to specifications (less tolerance) and have smaller dimensions that make it easy to use. The 335 and Gibson Les Paul vintage for example, from the second half of the 50s, were fitted with insulating capacitors to MYLAR, trade name (patented by DuPont), a polyester film similar to cellophane but particularly durable and offers superb quality insulation and resistance to heat capacity.

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Anche il segnale di un’ottima chitarra con pickup di alta qualità viene indubbiamente penalizzato se passa attraverso componenti scadenti! I condensatori generalmente usati in applicazioni audio sono i cosiddetti film/foil, costituiti da due lamine di un metallo conduttore che fungono da elettrodi, separati da un materiale isolante. I più apprezzati dagli audiofili sono i condensatori con lamine metalliche (principalmente alluminio, latta, rame o argento) isolate da carta e olio, sebbene i condensatori al polipropilene e lamina di latta (polypropylene and tin foil caps) costituiscono un’ottima alternativa in quanto sono facilmente reperibili e più economici, sono più affidabili e godono di migliore stabilità alle differenti temperature, di una maggiore aderenza alle specifiche (minore tolleranza) ed hanno dimensioni più ridotte che ne semplificano l’impiego. Le Gibson 335 e Les Paul vintage ad esempio, a partire dalla seconda metà degli anni ’50, montavano condensatori con isolanti al MYLAR, nome commerciale (brevettato dalla DuPont) di una pellicola di poliestere simile al cellophane ma particolarmente resistente e con straordinarie qualità di isolante e capacità di resistenza al calore.

But the question arises of what is actually this small component can affect in practice the sound of our guitar beyond preconceptions and theories. To “touch” (or better with ear!) As there is truth in these speculations, we must arrange the opportunity to try different capacitors without interference of prejudice or “aesthetic sympathies.” Obtain box equipped with a 6 position selector inside of which are connected as many capacitors with different characteristics and different epochs. The box must be connected to control the tone of a guitar in a way that at each position of the switch comes into action a different condenser allowing quick and direct confrontation. After a first round of ‘warm up’ are immediately evident some important differences. In theory, the difference in sound between two capacitors can only be appreciated when you close the tone knob, but in fact we have seen that the difference is very sensitive even with potentiometers to the maximum. This probably happens because in practice even when the pot is ‘full throttle’ filters always minimally sound, inevitably affecting the capacitor. However, to emphasize and to better perceive the differences, the tone of the knob must be closed about a third of the race. From this experience it is clear that the capacitor is actually not an element to be neglected: unfortunately the ceramic discs in lentil adopted almost universally by the manufacturers for economic sacrifice tonal quality of the instrument and drastically limit the use of the tone knob. The polypropylene capacitors from Hi-Fi (Hovland, Axial, SCR) definitely guarantee an optimal choice when cleaning, brilliance, definition and range of frequencies are our priority, but may be a bit ” aseptic ‘if what we seek is a touch of warmth ‘vintage’. In this case, the old ‘Mylars’ as Sprague Bumblebee, the Sprague Black Beauty

or the Cornell Doubilier Black Cat, remain unsurpassed choice as help produce the rich and mellow tone that probably is not the ultimate in cleanliness but playing at home’ in the tone of a guitar track.

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Well-known are the capacitors Jensen copper foilto paper and oil with copper electrodes, but the large size of this component does not always allow an easy housing in the breaking of the potentiometers. So the advice is to experiment with different solutions; a good way to test different capacitors is connect them one at a time to tone potentiometers with two wires and a pair of alligator clips so that you can quickly compare different components and find one that convinces us more. At least it will be a way to add a touch of personality to our sound.

Ma sorge il dubbio di quanto effettivamente questo piccolo componente possa influenzare nella pratica il suono della nostra chitarra al di là di preconcetti e teorie. Per “toccare con mano” (o meglio con orecchio!) quanto ci sia di vero in queste speculazioni, bisogna organizzare la possibilità di provare differenti condensatori senza condizionamenti di pregiudizi o “simpatie estetiche”. Procurarsi scatoletta munita di un selettore a 6 posizioni all’interno della quale sono collegati altrettanti condensatori con differenti caratteristiche e di differenti epoche. La scatoletta deve essere collegata al controllo dei toni di una chitarra in maniera che ad ogni posizione del commutatore entri in azione un differente condensatore consentendo un confronto rapido e diretto. Dopo un primo giro di ‘warm up’ appaiono subito evidenti alcune rilevanti differenze. In teoria la differenza di suono tra due condensatori può essere apprezzata solo quando si chiude la manopola dei toni, ma in realtà abbiamo potuto riscontrare che la differenza è assolutamente sensibile anche con potenziometri al massimo. Questo probabilmente accade perché nella pratica anche quando il potenziometro è ‘a manetta’ filtra sempre in minima parte il suono, interessando inevitabilmente il condensatore. Ad ogni modo, per enfatizzare e percepire al meglio le differenze, la manopola del tono deve essere chiusa di circa un terzo della corsa. Da questa esperienza si deduce che effettivamente il condensatore non è un elemento da trascurare: purtroppo i dischi ceramici a lenticchia adottati pressoché universalmente dalle case costruttrici per motivi economici sacrificano la qualità timbrica dello strumento e limitano drasticamente l’impiego della manopola dei toni. I condensatori al polipropilene da Hi-Fi (Hovland, Axial, SCR) garantiscono decisamente una scelta ottimale quando pulizia, brillantezza, definizione ed ampiezza di frequenze sono la nostra priorità, ma potrebbero risultare un po’ ‘asettici’ se ciò che cerchiamo è un tocco di calore ‘vintage’. In questo caso i vecchi ‘Mylars’ come gli Sprague Bumblebee, gli Sprague Black Beauty o i Cornell Doubilier Black Cat,  rimangono una scelta insuperata in quanto aiutano a produrre quella timbrica pastosa e ricca che probabilmente non è il massimo della pulizia ma ‘gioca in casa’ nel circuito dei toni di una chitarra. Molto apprezzati sono anche i condensatori Jensen ‘copper foil’ a carta e olio con elettrodi in rame,  ma le grandi dimensioni di questo componente non sempre consentono un agevole alloggiamento nello scasso dei potenziometri. Dunque il consiglio è quello di sperimentare diverse soluzioni; un buon metodo per testare diversi condensatori è collegarli uno alla volta ai potenziometri dei toni con due fili e un paio di pinzette a coccodrillo in maniera da poter paragonare rapidamente diversi componenti e trovare quello che ci convince maggiormente. Quantomeno sarà un modo di aggiungere un ulteriore tocco di personalità al nostro suono.

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